Sono 80 milioni i rifugiati in fuga da povertà, malattie, guerra, persecuzioni politiche o religiose.
Si celebra oggi, 20 giugno, in loro nome la Giornata mondiale del rifugiato, istituita nel 1951 per ricordare l’approvazione della Convenzione relativa allo statuto dei rifugiati da parte delle Nazioni Unite. Queste donne e questi uomini sono capaci di tale forza, dignità, coraggio e determinazione da rappresentare, per le comunità che li accolgono, una enorme ricchezza e una grande risorsa di competenze. Allo stesso tempo la loro fragilità e vulnerabilità scuotono prepotentemente le nostre coscienze. In particolare i minori: la loro vita e le loro possibilità di realizzazione sono totalmente affidati alla iniziativa dei governi e al rispetto delle convenzioni internazionali e delle leggi nazionali. Costruire percorsi e progetti a loro destinati, significa investire sul futuro delle nostre società a scarsissima crescita demografica, se non a saldo zero.
La pandemia ha soltanto peggiorato situazioni già drammatiche: troppe volte intrappolati nei territori di guerra dove, nonostante i numerosi appelli delle organizzazioni umanitarie per la loro tutela e il riconoscimento dei loro inviolabili diritti umani hanno continuato a subire violenze e persecuzioni.Come assistenti sociali sappiamo riconoscere le potenzialità racchiuse in ciascuna persona, conosciamo la ricchezza culturale e la forza di queste donne e uomini in cerca di un nuovo luogo dove costruire il proprio futuro, insieme alle comunità accoglienti. Auspichiamo che questa giornata rafforzi l’istituzione di corridoi umanitari che consentano a tutte queste persone di mettere in salvo la vita. Ma soprattutto di avviare nuove progettazioni per la loro accoglienza, dallo sbarco alla protezione, fino alla costruzione di percorsi di integrazione, scolarizzazione, protezione sanitaria e convivenza.