La moderna schiavitù sotto i nostri occhi… Conoscere per aiutare

Un accendino offerto al bar, una rosa blu venduta al tavolo di un ristorante, una donna in attesa all’angolo della strada, un cellulare sempre connesso fra le mani di un bambino. Accattonaggio forzato, Sfruttamento lavorativo, sfruttamento sessuale…

Sono solo alcune delle rappresentazioni, dei simboli di nuove forme di “moderna schiavitù”.

Oggi, 30 luglio ricorre la Giornata mondiale contro la tratta di persone. Giornata istituita nel 2013 dall’Assemblea Generale, con la Risoluzione A/RES/68/192. Dobbiamo proprio ricordare quando nasce e le motivazioni per le quali è stata istituita. Una presa d’atto, di consapevolezza, una svolta fondamentale per sensibilizzare la Comunità Internazionale e promuovere la difesa delle vittime e dei loro diritti.

La tratta di esseri umani non va confusa con il traffico di migranti, benché i due fenomeni sono strettamente correlati, si sovrappongono e confondono, ma dobbiamo essere consapevoli che in caso di tratta si riscontra inevitabilmente l’uso di mezzi violenti, coercitivi o quanto meno ingannevoli

L’azione di contrasto esperita delle Forze di polizia negli ultimi anni, sul nostro territorio nazionale, ha evidenziato tra le nazionalità più attive nel “trafficking”, i nigeriani, seguiti dai romeni, dagli italiani e dagli albanesi (meno frequenti, ma non trascurabili, le segnalazioni a carico di soggetti bulgari, ghanesi e serbo-montenegrini, pakistani, marocchini, bangladesi, cinesi e di altri Paesi).
A questa radiografia vanno aggiunti i dati pubblicati Al 31 maggio 2022, nell’ultimo report dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, erano 14.558 contro i 14.025 di fine aprile. La prima nazionalità dei MSNA è quella ucraina: 5.122 pari al 35% del totale contro in 3.906 del mese precedente (pari al 28% del totale).

Proprio la presenza rilevante di MSNA ucraini continua a rafforzare il cambiamento nel profilo dei minori: l’aumento delle femmine (ora al 20%, con 9 ragazze su 10 che vengono dall’Ucraina visto che sono 2.004 su 2.290) e l’abbassamento dell’età, con i diciassettenni che scendono al 46% e la fascia 7-14 anni come la seconda per numerosità (3.214 minori, pari al 22%)”.

Il focus di quest’anno proposto da UNDOC è su “uso e abuso della tecnologia”

La tecnologia, internet, possono aiutare a fornire sostegno alle vittime di tratta, possono rilevare, salvare e supportare le vittime potenziali o chi è già nella rete , chi è già brutalmente sfruttato. Ma, lo abbiamo imparato bene, c’è un altro lato della medaglia, la stessa tecnologia, lo stesso internet possono diventare “rete di cattura” per i trafficanti di esseri umani.

In Europa  

Uuna vittima su quattro è minorenne, secondo quanto emerge dal rapporto Piccoli schiavi invisibili’, diffuso da Save the Children in vista della Giornata internazionale.

In Italia i casi emersi e assistiti nel 2021 dal sistema anti-tratta sono stati 1.911 (con 706 nuove prese in carico nel corso dell’anno), in gran parte di sesso femminile (75,6%), mentre i minori rappresentavano il 3,3% del totale. Tra le vittime assistite, la forma di sfruttamento prevalente è quella sessuale (48,9%), seguita dallo sfruttamento lavorativo (18,8%).

L’analisi dei dati statistici relativi alle persone che risultano vittime, sul nostro territorio nazionale, dei delitti di riduzione o mantenimento in condizioni di schiavitù o servitù (art. 600 C.P.), della tratta di persone (art. 601 C.P.) o dell’acquisto e alienazione di schiavi (art. 602 C.P.), relativamente al periodo 2016-2019, manifesta, complessivamente, un trend decrescente fino al 2018 (la somma delle vittime risulta, difatti, pari a 153 nel 2016, 123 nel 2017 e 80 nel 2018), per poi fare registrare un lieve aumento nell’anno 2019 (con 85 vittime, +6,2% in confronto al 2018).

Il traffico di esseri umani in Europa genera in un anno 29,4 miliardi di euro di profitti. Le nuove armi degli sfruttatori – spiega Save the Children – per reclutare potenziali vittime passano per le chat online, i social media, le agenzie di collocamento online, i siti web di assistenza all’immigrazione contraffatti, i forum sul dark web e il pagamento dei servizi tramite criptovalute.

Dati, molti dati, da leggere e interpretare.

Ma di una cosa siamo certi: molte volte, sono approssimativi, “non consolidati”! Non per incuria dei ricercatori, piuttosto perché parte del fenomeno è ancora sommerso, sconosciuto, non rintracciabile.

Come comunità professionale abbiamo un ruolo importante nella presa in carico di persone vittime di tratta; siamo presenti ma abbiamo bisogno di sviluppare ancora ulteriori specificità e metodologie per la corretta identificazione di queste persone, di queste vittime;

Li conosciamo quegli indicatori utili a intercettare una potenziale vittima, ma è indispensabile, di vitale importanza, imparare a riconoscerli!

Solo così sarà possibile intervenire tempestivamente e costruire con loro e per loro, reali percorsi di inclusione sociale ed economica, scongiurando rischi di re-trafficking e assicurando il sostegno necessario per uscire dalla vulnerabilità ed entrare finalmente in una posizione di autodeterminazione e piena realizzazione di sé. Dal nostro Codice Deontologico
“L’assistente sociale si adopera per contrastare situazioni di violenza, trascuratezza, sfruttamento e oppressione nei confronti di persone di minore età o in condizioni di impedimento fisico, psicologico, di fragilità, anche quando esse appaiano consenzienti, fermi restando gli obblighi di segnalazione o denuncia all’autorità competente previsti dalla legge”.