Affrontare le disuguaglianze, favorire i progressi nella prevenzione e nella cura.
Questo il tema della giornata mondiale per la lotta all’AIDS 2022.
Diseguaglianze e discriminazioni che da tempo, come assistenti sociali denunciamo e non soltanto il primo dicembre.
Contrastare lo stigma che per anni ha bollato chi era positivo lo abbiamo fatto sin dai primi anni Ottanta, quando nessuno voleva strutture per accogliere persone ammalate vicino a casa propria. Quando si etichettava la Sindrome da Immunodeficienza Acquisita come la nuova peste dei tossicodipendenti o degli omosessuali, quando si pensava e si diceva a bassa voce: “se la sono cercata”.
Poi si è capito, grazie anche alla forza di storie famose, che l’HIV colpisce tutti, nessuno escluso.
C’è solo un modo per prevenire, conoscere. C’è solo un modo per contrastare le discriminazioni, educare.
Possiamo vincere la guerra contro l’HIV – grandi i progressi da quando si diffuse tra il 1982 e il 1983 in maniera esponenziale in tutto il mondo, diventando una vera e propria pandemia – sviluppando, come asseriscono gli scienziati, la ricerca e sostenendo le cure nel mondo.
Troppi ancora i contagi e le morti. Nel 2021 si stimano circa 650.000 decessi per cause correlate alla malattia e 1,5 milioni le persone che hanno contratto l’HIV.
Come assistenti sociali, però, oggi vogliamo anche ricordare le tante persone che ancora oggi si rivolgono a noi perché cacciate da casa, abbandonate ed escluse. La battaglia contro l’HIV non è ancora vinta, non è vinta quella contro il virus e non è vinta quella contro l’ignoranza e le diseguaglianze.
Continueremo, tutti i giorni, a ricordare chi è escluso dalle cure perché di un Paese diverso dal nostro. Continueremo, tutti i giorni, a costruire interventi per prevenire ed educare all’affettività. Continueremo, infine, a lottare per chi oggi è ancora discriminato dall’ignoranza di molti.