Con il seminario “A proposito di lavoro giusto” ospitato martedì a Roma, il progetto “Radix-Alle radici del problema”, di cui Fnas è partner, raggiunge la sua prima tappa e guarda al futuro.
Il programma, finanziato dal FAMI (Fondo Asilo, Migrazione ed Integrazione) LAZIO 2014/2020, si muove per l’obiettivo di rafforzare le azioni di contrasto al caporalato mediante pratiche di agricoltura sociale, in particolare attraverso tre attività: orientamento sui diritti e i servizi del territorio a cittadini di Paesi Terzi fornito da un team di accompagnamento e Sportelli di Informazione e Orientamento, soprattutto nei territori dell’Agro Pontino e di Roma; servizi per l’inclusione con progetti e percorsi personalizzati di sostegno per le vittime di grave sfruttamento lavorativo; la redazione di linee guida e di un kit per le aziende, utili a orientare la programmazione, la progettazione e la realizzazione di iniziative di agricoltura sociale per l’inclusione attiva di cittadini di Paesi Terzi.
La presidente della Fondazione Nazionale degli Assistenti Sociali, Silvana Mordeglia, moderando insieme a Tiziana Piacentini della, Kairos cooperativa sociale, capofila del progetto, ha sottolineato l’importanza del coinvolgimento di FNAS: “Non siamo un progettificio – ha ribadito – il senso dell’impegno di Fondazione, sta tutto nella necessità di percorrere strade poco frequentate dal servizio sociale italiano per costruire insieme ai protagonisti dell’agricoltura sociale le alleanze, le strategie, la condivisione necessarie a far tutti meglio il nostro lavoro e consentire alle persone coinvolte di andare avanti anche con le loro forze”.
Renato Briante, capo progettazione di Fnas, ha ricordato che il modello di contrasto allo sfruttamento dei lavoratori stranieri e al caporalato nel nostro Paese è quanto mai attivo e diffuso da decenni, “ma continua a produrre interventi a macchia di leopardo, troppo spesso incapaci di trasformarsi in sistemi operativi permanenti. Ecco perché, nonostante gli investimenti e le tante buone pratiche si assiste ad una evoluzione dell’intermediazione illecita di manodopera che diventa un modello di evasione ai danni dello Stato e di sfruttamento del lavoro, interessando oltre 300 milioni di ore sul totale di 820 milioni”.
“Non basta più agire principalmente a livello normativo e attraverso infrastrutture centralizzate, come il tavolo di Contrasto al caporalato o i protocolli regionali per un lavoro di qualità in agricoltura. Questi strumenti – ha aggiunto – sono utilissimi se accompagnati da impegni concreti e sostenibili in grado di occupare gli spazi di illegalità direttamente negli Ambiti territoriali, trasformando le equipe multidisciplinari in “Team per l’Accompagnamento all’Inclusione (TAI), nei quali gli assistenti sociali specializzati in mediazione sociale e inserimento lavorativo garantiscono il dialogo tra lavoratori stranieri, Terzo Settore e imprese e cooperative agricole”.
L’esperienza del progetto, che come sottolineava il titolo dell’evento, è “non concluso”, ha dimostrato che il sistema dei servizi sociali può e deve giocare un ruolo determinante nel collegare le azioni di accoglienza con le politiche per il lavoro e con il mondo delle imprese. Fnas farà la sua parte.