Abbiamo parlato di formazione e non solo, con la presidente Silvana Mordeglia, all’interessante giornata di confronto promossa dal Comune di Livorno, con il patrocinio della Regione Toscana dal titolo “Lavoro sociale tra identità, immagine e mondi possibili”. Una giornata resa possibile con il contributo delle e degli assistenti sociali della città e del territorio che, numerose e numerosi insieme ad alcuni studenti in Servizio sociale, hanno partecipato alla discussione animata da amministratori, dirigenti, docenti, assistenti sociali, giornalisti, scrittrici e assistenti sociali/scrittrici.
“La nostra è una sfida di sistema – ha detto la presidente Fnas, intervenendo da remoto – articolata lungo quattro linee direttrici: la formazione alla professione, la formazione continua, la supervisione e la ricerca. Siamo assistenti sociali nel rapporto dialettico tra teoria e pratica anche quando le condizioni di svolgimento della professione mettono in crisi
i saperi e le conoscenze consolidate”.
Mordeglia ha richiamato l’urgenza di una revisione della formazione accademica che, al contrario della riconoscibilità della professione, aumentata in questi anni, ‘è spesso al palo’. Se guardiamo agli standard dell’Unione europea – ha spiegato – in Italia, la formazione degli assistenti sociali è caratterizzata da una notevole disomogeneità e mancanza di garanzie circa la sua qualità ed efficacia”. Pochi docenti incardinati rispetto al numero dei corsi di studio in Servizio sociale che comporta minori possibilità di far ricerca di servizio sociale finanziata all’interno delle università.
La presidente Fnas ha insistito sulla formazione continua che “rappresenta una pratica necessaria per assicurare efficacia, continuità, concretezza. Uno degli obiettivi principali – ha spiegato – è colmare il divario fra ciò che si sa e ciò che si è chiamati a fare, fornendo ai professionisti competenze, strumenti ma anche la consapevolezza di essere attori strategici”.
Infine LEPS Supervisione e ricerca. Il primo “rappresenta una straordinaria opportunità offerta alla professione. Il
LEPS – ha detto – è strumento di un progetto globale di crescita per ridisegnare il servizio sociale professionale allo scopo di contribuire, in connessione con altre forme organizzative e istituzionali, all’accrescimento del benessere personale e collettivo”.
La ricerca, invece, tra i compiti istitutivi della Fondazione, un compito svolto in questi anni con studi importanti che hanno portato a conoscere la professione e a far conoscere le e gli assistenti sociali: “Continueremo e miglioreremo sulla strada intrapresa – ha concluso – per essere partecipanti attivi nella co-costruzione di conoscenza”.