BUON INZIO FASE 2: strumenti e metodo per coordinare e collegare

Altre 30 ore di formazione, dal Piemonte alla Calabria, passando per il Lazio, per avere le competenze necessarie al contrasto della povertà educativa dei più piccoli. Il 10 aprile ha preso avvio la seconda fase del percorso di formazione dedicato alla figura dell’assistente sociale 0-6. Questa sperimentazione si inserisce all’interno del progetto partito il primo luglio del 2022: “Il Buon Inizio – Crescere in una comunità educante che si prende cura”, selezionato dall’Impresa sociale Con i Bambini attraverso il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, che vede impegnata la FNAS in partenariato con il capofila Save the Children, con il Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna e con numerosi attori, enti locali, Istituti comprensivi e ETS, in rappresentanza dei tre ambiti territoriali che beneficiano degli interventi, la Locride, Moncalieri e Tivoli. Le prime 20 ore – suddivise in cinque moduli online e ancora fruibili nella piattaforma della Fondazione – hanno fornito informazioni e conoscenze sul quadro normativo generale e sui diversi aspetti metodologici e strutturali che costituiscono la base comune di una collaborazione tra servizi sociali ed educativi nella fascia 0-6, queste ulteriori trenta ore hanno lo scopo di accompagnare le diverse fasi di costruzione del set nel quale vengono definiti sia il kit strumentale che quello metodologico e viene completato il profilo professionale dell’assistente sociale che, nell’ATS diventa il referente dei servizi sociali dedicati alla prima infanzia e ai relativi nuclei familiari, assumendo altresì la capacità di favorire i collegamenti, da un parte con le Istituzioni educative e sanitarie e, dall’altra, con il Terzo Settore. “La rilevanza strategica della sperimentazione avviata con il “Buon Inizio” – spiega Renato Briante, responsabile della progettazione della Fondazione Nazionale degli Assistenti Sociali – i non riguarda soltanto FNAS e il ruolo dell’assistente, ma vincola tutte le parti coinvolte a definire il proprio spazio di competenza all’interno di una relazione permanente con gli altri attori, con i quali condividere regole, metodologie, pratiche operative, risorse, apprendimenti e capacitazioni”.