VIOLENZA DI GENERE. La ricerca FNAS alla CIRSS 24

“La violenza di genere contro le donne e le sue conseguenze è un fenomeno che interessa direttamente la nostra professione. Ancora oggi esigue sono le ricerche che ci vedono coinvolte direttamente per conoscere, comprendere, implementare le funzioni del servizio sociale nelle azioni di prevenzione e contrasto a questo fenomeno e nella sistematizzazione di buone prassi. Questo il terreno su cui si è mossa la nostra ricerca. Quasi 2000 risposte al questionario online avviato a maggio 2023 e concluso a settembre dello stesso anno”.
Pina Ferraro Fazio, per FNAS, insieme alla presidente Silvana Mordeglia e alla ricercatrice Carmela Corleto, ha presentato durante la CIRSS 2024 la ricerca: “Violenza di genere contro donne e minorenni. Prevenzione e contrasto al fenomeno dal punto di vista del Servizio sociale”.
I dati – Rete Antiviolenza tra le città Urban d’Italia” – 2002, 2004; la ricerca Wosafejus (2011); le analisi e i dati emersi dalle attività dei centri antiviolenza italiani; la relazione parlamentare della Commissione sul Femminicidio (2021) – danno conto di quanto ancora ci sia da fare, ma dicono anche che non siamo all’anno zero.
“Sono ancora troppe le questioni aperte in tema di contrasto e prevenzione della violenza di genere contro le donne e le sue conseguenze a breve e lungo termine – ha spiegato Ferraro – Rispetto a ciò le risposte delle istituzionali sono state spesso insufficienti e per quanto attiene il servizio sociale professionale purtroppo ancora più critiche. Emerge un quadro allarmante e, inoltre, resiste un problema culturale: stereotipi e pregiudizi rappresentano un ostacolo consistente che, spesso, si traduce in atteggiamento di chiusura e di scarsa capacità di riconoscimento della violenza con la conseguente non emersione del fenomeno e percorsi che possono giungere ad inevitabili fallimento”.

Dati alla mano, Pina Ferraro ha suggerito:

  • la necessità di insistere nella creazione e mantenimento di una rete di protezione attorno alla vittima e se ci sono, i suoi figli;
  • la necessità di una presenza stabile e fattiva di professioniste/i assistenti sociali che apportino la propria specificità in un fenomeno così complesso e multidimensionale;
  • l’intervento del servizio sociale professionale per gli orfani dei femminicidi che necessita di una presa in carico adeguata e sistemica, nonché un accompagnamento specifico all’uscita dalla situazione traumatica verso una vita senza più violenza.