Il 10 dicembre del 1948 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la Dichiarazione universale dei diritti umani. Due anni dopo, nel 1950 fu istituita la Giornata mondiale che ricorre il 10 dicembre di ogni anno. Usciti dalla tragedia del secondo conflitto mondiale, le nazioni esprimevano la volontà di ricostruire una società più giusta. Non si trattava di dimenticare la tragedia e l’orrore che quella guerra aveva scatenato in Europa e nel mondo intero: la Shoah, l’esperienza dei campi di concentramento e di sterminio, l’odio razziale, le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, gli oltre 50 milioni di morti e il prevalere delle vittime civili su quelle militari, il crollo economico delle nazioni, la povertà estrema delle popolazioni. Fu invece espressione della volontà di ristabilire il primato dei diritti dell’uomo che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite racchiuse nel primo articolo: “Tutti gli esseri umani sono nati liberi e con uguali diritti e dignità”.
Oggi siamo ancora lontani dalla piena realizzazione dei diritti umani universali: molte sono le conquiste realizzate, ma certamente non in modo uniforme nel mondo e neppure su territori meno vasti, come quello europeo o nazionale.
La pandemia da Covid-19 ha agito, in modo peculiare in questo ambito, evidenziando tutte le criticità che ancora dobbiamo affrontare e risolvere: sono infatti ancora una volta i gruppi più vulnerabili -disabili, anziani, donne e ragazze, minoranze- a pagare il prezzo più alto nei momenti di crisi, sanitaria o economica. La pandemia ha accentuato povertà, disuguaglianze e discriminazioni. Ha fornito il pretesto per l’adozione di misure repressive e la limitazione delle libertà, per la sospensione di quei diritti che sono stati posti, dalla Dichiarazione, alla base della nostra convivenza. Mentre è del tutto evidente che solo attraverso la solidarietà, la condivisione e la cooperazione, cardini della Dichiarazione, potremo salvaguardare i diritti di ciascuno di fronte ad una minaccia di carattere globale. Sono proprio la difesa e la riaffermazione dei diritti umani a rappresentare la migliore risposta alle crisi, poiché se non vi sarà uguaglianza, libertà e giustizia per ogni donna, uomo, bambino, non vi sarà un futuro migliore per l’intera umanità.
Gli Assistenti sociali sanno che solo attraverso l’affermazione della cultura dei diritti e la tutela dei più fragili potremo realizzare una società migliore, più giusta e più accogliente.