Mantenere la memoria dell’Olocausto ci riguarda. Mantenere viva la consapevolezza di ciò che è stato, proteggere la verità e consegnarla, di generazione in generazione, riguarda ciascuno di noi e l’intera comunità umana. Contrastare con forza ogni forma di negazionismo è un imperativo morale.
La ricerca Eurispes dell’ottobre 2020 riporta che in 15 anni chi nega l’orrore della Shoah è passato dal 2,7 al 15,6%, con un 16% che sostiene che la persecuzione sistematica degli ebrei “non ha fatto così tanti morti”.
Crescere nella cultura del rispetto, della democrazia, della convivenza pacifica, dell’accoglienza significa abbattere muri: e i primi che dobbiamo far crollare sono la nostra diffidenza e la nostra paura. Con occhi e mente finalmente liberi allora potremo fare i conti con la Storia che è stata anche la storia del nostro Paese: nel 1938 furono approvate le leggi razziali che segnarono l’inizio, entro i nostri confini nazionali, della caccia, della segregazione e infine della consegna di migliaia e migliaia di ebrei mandati incontro alla “soluzione finale”. Nella generale indifferenza, se non collaborazione, della maggioranza degli italiani. Fare i conti con la propria Storia significa conoscere e interiorizzare ciò che è accaduto per costruire una società dove davvero ciò che è stato, non accada mai più.
Gli assistenti sociali partecipano a pieno titolo alla costruzione di una società più giusta, ogni giorno, occupandosi della parte più fragile che rischia di essere dimenticata e di scivolare nell’invisibilità tra la generale indifferenza. Partecipano con azioni e progettualità per una società migliore.
Per questa ragione oggi, nel commemorare il genocidio di oltre 6 milioni di ebrei, non possiamo ignorare che nuovi fili spinati e nuove persecuzioni crescono dentro alla nostra casa comune, l’Europa, fondata per mettere definitivamente fine all’orrore della guerra e alla barbarie dell’Olocausto. Con la piena consapevolezza di quanto la Storia ci ha insegnato, L’Europa non può oggi ignorare ciò che sta accadendo lungo la cosiddetta “rotta balcanica” e in particolare in Bosnia, a pochi chilometri dalla Croazia, quel che avviene a Lipa e tra Tuzla, Bihac, Velika Kladusa. La condizione di migliaia di migranti abbandonati, alla luce di ciò che è stato l’Olocausto, interroga la coscienza di ogni cittadino europeo.
Non dimenticare mai.
Non fare, mai più, finta che non ci riguardi perché oggi non tocca a noi.