Il lavoro minorile è vietato in Italia dal 1967. La legge dice che si può lavorare dai 16 anni, ma bisogna aver frequentato la scuola per almeno dieci anni (intero ciclo della primaria, secondaria di primo grado e due anni di scuola superiore). Queste regole valgono per tutte le ragazze e i ragazzi che vivono nel nostro Paese, anche gli stranieri. La/il sedicenne dovrà però essere assunta/o con contratto di apprendistato per la qualifica o il diploma professionale. Sotto i 16 anni può lavorare soltanto chi svolge attività nel settore dello spettacolo, pubblicitario o sportivo, ma soltanto se autorizzato dalla Direzione Territoriale del Lavoro e dai genitori. Ma così non è se Save The Children, ha stimato che possano essere 340mila gli under 16 anni che lavorano. Un fenomeno allarmante che riguarda sia stranieri che italiani, che è stato acuito dalla pandemia con il lavoro a distanza e che trova nuove forme per emergere, come lo sfruttamento dell’immagine dei minori sui social media. Lo sfruttamento del lavoro minorile, dunque, è ancora oggi e, nonostante gli enormi passi avanti nei paesi sviluppati, una piaga da debellare in molta parte del mondo. Era il 2002 quando l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) ha lanciato la Giornata mondiale contro il lavoro minorile fissandola il 12 giugno di ogni anno. Nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite è stato fissato l’obiettivo che stabilisce il 2025 l’anno limite entro il quale cancellare questa vera e propria forma di schiavitù. I numeri però dicono che a tre anni da quella data siamo ben lontani da raggiungere l’obiettivo: l’Unicef censisce, nel mondo, più di 150 milioni di bambini intrappolati in impieghi che mettono a rischio la loro salute mentale e fisica e li condannano ad una vita senza giochi, né istruzione.
Il tema del lavoro minorile è emerso anche durante il workshop che il Cnoas ha organizzato insieme con diverse associazioni in vista della conferenza nazionale del 17 giugno a Torino su “Lavoro e dignità”. Il nostro impegno, ogni giorno, per dare a bambine e bambini, ragazze e ragazzi la vita, la serenità, l’istruzione, i giochi a cui hanno diritto.