Il 20 novembre si celebra in tutto il mondo la Giornata Internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, data in cui ricorre l’adozione della Convenzione sui diritti dell’infanzia da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, avvenuta nel 1989.
Kian nella vita voleva fare l’inventore, è stato ucciso mentre era in macchina con il padre in Iran, di lui è rimasto un video in cui costruisce una barchetta di legno con un’elica. Dopo la morte il 16 settembre di Masha Amini, uccisa a Teheran dalla «polizia morale», l’età media dei manifestanti alle proteste che stanno travolgendo l’Iran è di 15 anni e dall’inizio delle manifestazioni – partite dopo l’uccisione di Masha colpevole di non aver indossato bene il velo – sono stati assassinati più di cinquanta minorenni mentre un migliaio, secondo la stampa, sono in prigione.
La generazione Z, viene definita cuore pulsante della rivoluzione, il regime degli ayatollah, anche con la complicità dei professori, ordina alle guardie armate di fare irruzione nelle classi durante le lezioni e portare via chi pubblica sui social frasi o video manifestando dissenso, chi frequenta le manifestazioni.
In poche parole abbiamo tratteggiato storie che evocano immagini forti, che ciascuno di noi ha visto, o scelto di non vedere, in questi giorni in TV.
Abbiamo scelto questa cronaca drammatica che ha come protagonisti giovani e adolescenti per sottolineare la negazione di quella Convenzione – che ha 33 anni e che è stata ratificata dall’Italia nel 1991 – che riconosce l’infanzia e l’adolescenza come soggetti e non come semplici oggetti del diritto e garantisce loro una voce che non dovremo trascurare mai. Ma sono tutti i principi cardine di quell’importante documento che vengono disattesi in tante parti del pianeta e non lontano da noi
In un mondo di guerre, pandemia, crisi della giustizia sociale, è sui più fragili e meno rappresentati che pesano maggiormente gli effetti delle ingiustizie.
Parliamo di aumento della povertà educativa e delle disuguaglianze nella qualità della formazione, nell’accesso alle risorse, di isolamento di famiglie e bambini.
Il CNOAS prosegue nella sua attività di advocacy nei confronti dei diritti dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze, con il nostro intervento quotidiano cerchiamo di assicurare una vita migliore a minori poco fortunati per una o tante ragioni, cerchiamo di proteggere e dare loro futuro attraverso il sostegno delle loro famiglie. Insistiamo però nel dire che non può essere sufficiente l’intervento dei professionisti: le situazioni di disagio sono sotto gli occhi di tutti noi, così come l’indifferenza che le circonda. La barchetta di legno con un’elica di Kian ci aiuterà nel cambiare la rotta?