Ricerca “Ruolo e qualità del servizio sociale nelle attività di tutela delle bambine e dei bambini, dei ragazzi e delle ragazze” Presentazione sintetica dei risultati
Questa scheda sintetizza i punti principali del Report di ricerca, pubblicato e accessibile sul sito della Fondazione Nazionale degli assistenti sociali
Premessa
La ricerca è stata promossa dal Cnoas, allo scopo di raccogliere dati empirici sulle aree di miglioramento e come base per redigere linee guida e di indirizzo per la comunità professionale. Si inserisce nella finalità dell’Ordine professionale di affrontare le criticità e rafforzare credibilità e fiducia verso la figura dell’assistente sociale nei percorsi di sostegno alle responsabilità familiari e protezione dei bambini vittime di violenze. È stata realizzata dalla FNAS, nel periodo tra luglio 2017 e luglio 2020 ed ha coinvolto le componenti della comunità professione e disciplinare a diversi livelli[1]
I temi della ricerca
Tenendo in considerazione le questioni affrontate nel dibattito nazionale e internazionale sui sistemi di protezione dell’infanzia e il ruolo degli operatori, la ricerca ha affrontato:
- il tema della definizione del ruolo per come questo viene ‘scritto’ nei documenti, allo scopo di cogliere quali responsabilità e funzioni sono attribuite all’AS, in termini espliciti e trasparenti, (ruolo prescritto)
- il tema della percezione del ruolo da parte dei soggetti che interloquiscono con l’assistente sociale: i bambini e le famiglie in primis, e i professionisti dell’area psico sociale e giudiziaria. (ruolo percepito)
- il tema della ‘pratica’ del servizio sociale, esplorando qual è il contributo specifico che gli assistenti sociali danno nel concreto delle attività di sostegno ai bambini e alle famiglie (ruolo agito)
I tre ruoli sono stati affrontati in tre diversi moduli e l’intera ricerca ha adottato un approccio qualitativo e partecipato, che ha favorito l’approfondimento e l’individuazione di temi cruciali, senza l’ambizione di esaustività e generalizzazione.
I risultati nelle tre definizioni di ruolo
a) la definizione del ruolo nei documenti: il ruolo prescritto.
L’indagine è stata realizzata attraverso la raccolta e l’analisi dei documenti che, a vari livelli, si occupano del lavoro dell’assistente sociale nella tutela dei minorenni. I documenti sono stati analizzati considerando:
- come e in che termini è definito il ruolo dell’AS, in considerazione della molteplicità delle funzioni variamente indicate
- se esistono strumenti e procedure a supporto delle funzioni dell’AS e che caratteristiche hanno, se più o meno standardizzati
- quali snodi sono maggiormente trattati nel rapporto tra servizi e autorità giudiziarie, alla luce dell’eterogeneità delle fonti normative e la complessità nel definire i rispetti ruoli istituzionali, più volte segnalata in diverse sedi
- se fossero o meno indicati standard o assetti organizzativi inderogabili
I documenti sono stati raccolti e analizzati a livello regionale e discussi e commentati dai CROAS. I risultati si basano quindi sui 20 report regionali, analizzati trasversalmente per questa indagine, con il limite quindi di non poter dare spazio alle ampie differenze territoriali[2].
Dall’analisi è emerso che:
- l’attribuzione di ruolo e funzioni, così come l’identificazione di responsabilità del caso è complessivamente piuttosto confusa e scarsamente collegata all’AS, dato che viene più frequentemente citato il servizio. Laddove declinato, avviene in termini ampi e considera due versanti: di regia e coordinamento della rete e di case- management, con funzioni prevalentemente di valutazione. Meno frequentemente si esplicita la funzione di supporto a bambini e famiglie
- Per quanto riguarda gli strumenti, sono raramente previsti strumenti specifici, rivolti più al servizio che al singolo professionista (in questi casi si tratta di strumenti usuali del servizio sociale come colloqui, visite domiciliari etc). Si concentrano sulla rilevazione e la valutazione, non sono standardizzati e fanno riferimento al bilanciamento tra fattori di rischio e protezione. Hanno spesso lo scopo di facilitare il lavoro interprofessionale
- Gli snodi della relazione tra servizi e magistratura sono i più frequentemente trattati, sempre con una certa genericità e riguardano la segnalazione, le attività di indagine e valutazione, l’allontanamento. Rare le indicazioni sull’ascolto del minore e carente la regolazione dell’affido del minore all’ente.
- Gli standard organizzativi e procedurali sono definiti raramente, solitamente in relazione alle tempistiche e alle figure professionali.
b) Qualità e criticità del ruolo secondo i soggetti coinvolti: il ruolo percepito
Il parere dei soggetti è stato raccolto attraverso interviste e focus groups rivolti a bambini, care leavers, genitori e operatori dell’area psicosociale e giudiziaria, (in tutto 56 soggetti). Sono stati interpellati in merito a loro definizione di ruolo, alle esperienze positive e negative di contatto con gli assistenti sociali e a suggerimenti per il miglioramento del loro lavoro.
Dalle interviste e focus group è principalmente emerso che:
- I soggetti riconoscono il ruolo con alcune ambivalenze e richieste di miglioramento
- Nella relazione con i bambini, emerge la delicatezza e la complessità del ruolo e la necessità di dedicare una cura specifica alla relazione con loro, caratterizzata da affidabilità e sincerità, dalla costanza della presenza ed l’interesse. I Care leavers aggiungono l’importanza di pensare alla rielaborazione dei bambini della loro storia
- Da parte dei genitori emerge l’importanza di chiarire i ruoli, di superare una posizione ‘avversaria’ di contrapposizione ed esclusivo giudizio, di essere affidabili e raggiungibili, di essere sostenuti in modo pratico e sostenere i diritti. Viene chiesta attenzione al rispetto della confidenzialità, per esempio nei rapporti con la scuola
- Le figure professionali chiedono più formalità, e attendibilità dato il ruolo di regolazione e interfaccia con la magistratura, ma nello stesso tempo si aspettano la capacita dell’assistente sociale di andare oltre alle regole
- Le figure legali esprimono aspettative contrapposte: da regista del processo, a figura meramente esecutiva
c) Qualità e criticità nel concreto dell’attività degli assistenti sociali: il ruolo agito
La ricerca sulle pratiche indaga il contributo specifico degli assistenti sociali nella concreta costruzione di percorsi di benessere per i minori partendo dal punto di vista degli assistenti sociali. Il tema è stato esplorato coinvolgendo un gruppo di assistenti sociali[3] che hanno assunto il ruolo di i ricercatrici, secondo l’approccio delle “practice resesarch”. Attraverso l’osservazione di riunioni di équipe e interviste approfondite ad assistenti sociali, sono stati indagate due dimensioni:
- il contributo che l’assistente sociale porta nelle discussioni di confronto sui casi e nelle decisioni collettive sulla tutela
- La rappresentazione che gli assistenti sociali hanno degli interventi ‘che hanno fatto la differenza’ e che hanno consentito uno sviluppo positivo della situazione
I principali risultati
- Nelle riunioni interprofessionali, è rilevante il contributo dell’AS nel fornire una visione d’insieme della famiglia e della sua storia; il panorama dei diversi interventi e dei rapporti con l’autorità giudiziaria. Spicca il ruolo di connessione tra i diversi soggetti ed emerge l’uso dell’equipe anche come utile luogo di elaborazione degli aspetti emotivi
- Emerge talvolta un limite nel portare nella discussione la considerazione delle risorse delle persone e delle difficoltà derivanti dal contesto ambientale, al di là dei problemi familiari
- Gli interventi che, secondo le assistenti sociali intervistate, hanno ‘fatto la differenza’ sono legati sia all’attuazione di condizioni di maggior protezione dei bambini, sia al supporto dato ai genitori nel recuperare le relazioni con i figli. Quest’ultimo, corredato da sostegni concreti e attività di advocacy
- La rappresentazione degli AS è che ‘ il successo’ non si raggiunga mai in maniera piena e definitiva ma che si realizzi attraverso piccole progressive conquiste, il cui esito positivo è visibile sul lungo termine. gli AS fanno la differenza anche quando sono un punto di riferimento stabile per i bambini nel tempo e nel cambiare delle loro condizioni di vita.
L’analisi trasversale e l’interpretazione complessiva dei risultati: indicazioni emergenti
I risultati dei tre moduli sono stati analizzati trasversalmente per rispondere alle finalità generali della ricerca, ovvero su quali fossero le aree di miglioramento su cui puntare alla luce dei dati emergenti.
Rispetto all’ipotesi di uno scarso riconoscimento di ruolo, l’analisi trasversale evidenzia viceversa che esiste uno spazio di riconoscimento di ruolo. Esso richiede una riflessione sugli specifici contenuti, affinché lo scopo, il contributo specifico e il valore aggiunto che l’AS porta nelle attività di tutela, siano più chiari ed espliciti ein sintonia con il progetto culturale della professione. La riflessione e ridefinizione deve partire dalla professione, affinché possa avvantaggiarsi della visione e diventare un punto di riferimento comune per rappresentare il proprio lavoro, dialogando alla pari con le rappresentazioni altrui.
La ricerca mostra l’importanza di mettere in primo piano la finalità del lavoro dell’AS nel miglioramento della vita dei bambini e delle famiglie, assumendo un chiaro orientamento verso il ‘child welfare’, il benessere del bambino, inteso nel senso più ampio. Da qui consegue il superamento della contrapposizione tra la protezione dei bambini e l’aiuto alla famiglia.
I dati e le storie di successo evidenziano poi alcune caratteristiche specifiche del servizio sociale (le ‘specialità’) e alcuni rischi, dati dalla complessità degli interventi in questo ambito.
Tra le ‘ specialità’, si trova l’essere collocati nel punto di incontro delle persone con il sistema dei servizi, avere la possibilità di mettere in campo risorse concrete, avere la capacità di coniugare il sostegno e il controllo, in una cornice di senso, nell’avere come oggetto di lavoro la relazione persona e ambiente.
I rischi e le criticità, così come gli aspetti positivi permettono di evidenziare alcuni suggerimenti per una rinnovata attenzione al ruolo
- Mantenere al centro le persone e i problemi, con le loro complessità cercando di evitare di ripararsi in un atteggiamento ‘esecutivo’ o di adottare una cultura più attenta alle procedure, che non ai bisogni delle persone
- Evitare una visione ‘tunnel’ che si concentra in modo esclusivo sulla rilevazione dei segnali di disagio e i deficit, per evitare che si induca un atteggiamento di difesa e si chiudano le possibilità di costruire un terreno fiduciario.
- Proiettarsi positivamente nel futuro e contrastare la tendenza a cristallizzare gli interventi in attività di controllo, valutazione e prescrizioni di comportamento a discapito dei percorsi di recupero, incrementare la capacità di mettere in campo interventi promettenti ed efficaci sapendo che percorsi di miglioramento si sviluppano per ‘prove’
- Essere consapevoli della posizione di potere, che non è semplice identificare data la opacità delle norme, ma verso cui è necessario sviluppare attenzione
Questi temi generali danno luogo a specifiche indicazioni dei confronti dei tre principali interlocutori:
- Nei confronti di bambini e famiglie:
- è urgente un ripensamento sul senso relazione assistente sociale/bambini e su quali competenze comunicative vanno sviluppate,
- come operare per superare la relazione avversaria con i genitori e far si che gli interventi di tutela diventino momenti di un processo di aiuto
- Prestare attenzione a come il ruolo dell’assistente sociale, percepito come centrale e con un forte potere, possa essere giocato per sviluppare sostegno, collaborazione e rete?
- Rispetto alla rete degli operatori:
- Sviluppare connessioni sinergiche e inclusive, per rispondere ai bisogni dei bambini e sostenere le famiglie nella loro unicità ed evitare di «normalizzare» la tutela
- Favorire il collegamento fra il sistema giudiziario e rete dei servizi per una progettualità coerente
- Riconoscere la complessità e saper negoziare /mediare fra soggetti e prospettive differenti (confronto fra «linguaggi») sia nell’area socio sanitaria che nel coinvolgimento di scuola e terzo settore
- Predisporre contesti in cui le emozioni e i vissuti legati al lavoro di tutela possano essere riconosciuti ed elaborati
- Nei confronti della magistratura:
- Sostenere una più puntuale definizione del ruolo, trovando equilibrio tra i due estremi di semplici esecutori dei provvedimenti e “delega in bianco»
- Cercare il giusto equilibrio tra formale e informale, tra la conoscenza e rispetto delle regole giudiziarie e la possibilità/capacità di «andare oltre» il proprio mandato
- Prestare attenzione al rapporto con gli avvocati per favorire un maggior riconoscimento reciproco
Milano, gennaio 2021
[1] L’equipe di ricerca è costituita da Teresa Bertotti, (responsabile scientifica, Università di Trento) da Silvia Fargion (università di Trento), Paolo Guidi (università di Genova) e Cristina Tilli (Università di Roma 3).
[2] Per rispondere alle esigenze di approfondimento e ulteriori ricerche, è stato anche creato un deposito dei documenti raccolti, a disposizione dei singoli croas e del Cnoas, gestito dalla FNAS
[3] Si tratta di un gruppo di 16 assistenti sociali, di diverse parti d’Italia e diversi servizi di appartenenza