“Anche chi non voleva ammetterlo o chi fin lì aveva fatto finta di non vedere, ha dovuto constatare che, le e gli assistenti sociali – in qualità di principale snodo del Welfare – si sono collocati tra i professionisti impegnati in prima linea sul fronte dell’emergenza, determinatasi in seguito alla pandemia Covid-19. Il periodo pandemico ha acuito le difficoltà di diverse fasce della popolazione, comportando l’emersione di nuovi bisogni e di nuove vulnerabilità, che è stato necessario fronteggiare con una pronta riorganizzazione dei servizi e delle modalità di lavoro. E così, il il servizio sociale si è trasformato, riadattato, reinventato… Ha ripensato ai modi in cui si costruisce la relazione con le persone che entrano in contatto con i servizi e ha analizzato, anche in maniera critica, le policy esistenti”.
Con la presidente Silvana Mordeglia e Mara Sanfelici che insegna Metodi e Tecniche del Servizio Sociale presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca, Carmela Corleto, ricercatrice Fnas, ha illustrato a Lecce, durante la quarta edizione della CIRSS, la ricerca: “Quel che resta del Covid”, realizzata ricorrendo ad un approccio di tipo qualitativo, mediante tre focus group – online – che hanno visto la partecipazione di assistenti sociali impegnati in tre sevizi che accolgono beneficiari differenti (Giustizia, Area Immigrazione e Area Inclusione Sociale) e dislocati in tre aree geografiche diverse.
“L’analisi dei dati emersi – ha spiegato Corleto – ha reso possibile analizzare diverse variabili che hanno interagito nel periodo pandemico, le difficoltà emerse e la capacità di resilienza dei servizi e degli operatori, mettendo in luce quelli che sono le strategie attuate in fase emergenziale, alcune delle quali divenute ormai strutturali, che hanno ridisegnato la pratica del servizio sociale, innovandola, trasformandola e “adeguandola ai tempi”.