Giornata internazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia
Da poco più di 30 anni l’omosessualità non è nell’elenco delle malattie mentali. Soltanto dal 2004 il 17 maggio si celebra, riconosciuta da Unione Europea e Nazioni Unite, la Giornata internazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia.
“Fuori posto: i miei capelli, i miei ragazzi, le mie idee, il mio aspetto fisico, era tutto così sbagliato. Di queste violenze quotidiane porto ancora le cicatrici”. Sono queste le parole di Davide che qualche giorno fa ha denunciato gli insulti ricevuti, via social, da parte di un docente. E nel leggerle sentiamo quanto è ancora lunga la strada per l’affermazione del principio di uguaglianza e di non discriminazione, cardine della nostra vita democratica.
Questa è la sola differenza che dovrebbe preoccuparci: la disuguaglianza nell’esigibilità dei diritti. Diritto all’affermazione di se stessi, senza pregiudizi religiosi, etnici, sessuali o di appartenenza di genere. E dovrebbe preoccuparci perché se i diritti non sono per tutti, non saranno mai per nessuno. È nell’uguaglianza che si rispecchia e si irrobustisce la democrazia, non nella paura e non nella negazione delle diversità.
Distanziamento sociale e isolamento hanno reso particolarmente difficile la vita di molti giovani che sono stati rifiutati dalla loro famiglia, che semplicemente non hanno ancora rivelato il proprio orientamento sessuale, che sono vittime di violenza fisica o psicologica. Le misure restrittive del lungo anno di pandemia hanno limitato il sostegno che i giovani LGBTI ricevono da amici, centri LGBTI e ONG. Tutto questo è noto agli assistenti sociali, al fianco di tutti coloro che ogni giorno devono affrontare quella parte della società che li rifiuta, che li perseguita, che non li riconosce, che li avverte sbagliati. Se da una parte si tratta di sostenere una nuova cultura dei diritti e di continuare nella battaglia contro ogni forma di discriminazione, dall’altra le istituzioni devono garantire sostegno e protezione a chi è esposto a gravi rischi, fino a quella della vita. Aggressioni, minacce, insulti, emarginazione, odio e violenza fisica, dentro e fuori le mura: sono queste le ragioni per le quali serve approvare una legge che estende la tutela da ogni forma di aggressione, verbale, fisica e psicologica. Non escludiamo che il disegno di legge Zan che divide il Parlamento e il Paese possa essere corretto, ma metterlo a rischio significa ignorare chi da quella violenza, non è stato ancora a sufficienza tutelato. Come Davide, Malika, Chiara…